PRINCIPE DEL CUORE E DELL’ANIMA
di Giuliana Gargiulo
Sono passati quaranta anni ma nessuno l’ha dimenticato. Non ha alcun significato lo slogan che giornali e televisioni hanno strombazzato:” Totò è tornato”. Totò non se ne è mai andato. E’ più vivo e presente di sempre. E’ nel cuore e nei pensieri di tutti. Nonostante ci abbia lasciato il 15 aprile 1967 , continuano a seguirlo ed amarlo gli adulti che sono stati i suoi spettatori più fedeli e i giovani delle nuove generazioni, che non perdono un film della sua vastissima produzione. Totò, il più grande dei grandi, il principe, l’attore e l’uomo dall’umanità irraggiungibile. Una persona speciale che nutriva la sua esistenza di sentimento. Al punto che trionfi e successi di una vita non cancellarono i ricordi della nascita e dell’infanzia difficili. Sono passati quaranta anni da quando ci ha lasciato. Lo fece alla sua maniera, senza vivere l’indecente passaggio della vecchiaia, a soli sessantanove anni, rimanendo quello di sempre l’uomo marionetta dalla mascella in movimento, il collo snodato , il solito vestito striminzito, il cappelluccio di sghimbescio. Con uno dei suoi memorabili sberleffi scomparve. Senza perdere lo stile del principe. Un detto asserisce che “ la vita degli artisti è spesso meno nobile della loro arte” e in tanti casi è verissimo. A contatto con tanti di loro nel corso di una vita, ormai piena di storie e di occasioni, molte volte ho dovuto rassicurare e spiegare a persone al di fuori dell’ambiente, quanto fosse fuori luogo aspettarsi che in un salotto Alberto Sordi recitasse le macchiette “compagnucci della parrocchietta e Mario Pio”, che Paola Borboni attaccasse un monologo di Pirandello, Gino Paoli e Peppino Di Capri una canzone e, volendo continuare, che Marisa Laurito facesse la mossa. Così quando arrivava la delusione per la differenza tra l’artista e l’uomo, andava incassata a tutto spiano. Totò no, Totò era unico anche in questo. Serio, severo, dignitoso, si, ma fino all’ultimo persona di bontà, generosità e umanità inaudite. Indimenticabile. Ci sono leggende che confermano la sua voglia di dare: i soldi offerti a chi ne aveva bisogno, “ le carte da cinquemila e diecimila lire”, infilate sotto gli usci delle case della Sanità, dove era nato e vissuto nel primo periodo della sua vita, il salvataggio di cani randagi, ospitati in canili da lui finanziati, il sentimento d’amore per Napoli, la città mai dimenticata alla quale a volte per nostalgia ritornava di notte “ uno sguardo d’amore e via”, o anche l’aiuto dato a tanti attori agli esordi che hanno raccontato la stessa storia. Bussavano alla sua porta, confidavano di voler fare cinema o teatro o avanspettacolo e se ne andavamo con parole di sostegno, spiegazioni affettuose e …aiuto concreto per andare avanti.