Che cosa ha rappresentato e continua ad essere l’esperienza televisiva di “Un posto al sole”?
Da undici anni, con un totale di duemilaottocento puntate, sono Raffaele Giordano, personaggio perno della storia, che dipana lo svolgimento tra tanti colleghi, che nel corso degli anni si sono avvicendati nei vari ruoli. Un posto al sole” è stata la restituzione della dignità. Recitare trecento giorni all’anno, con la possibilità di cambiare continuamente intonazione e recitazione, è un’occasione unica. “Un posto al sole” è una palestra che contribuisce a dare un mestiere autentico, una situazione in cui vince la verità ,che affermo di volta in volta con il mio personaggio. E poi l’incontro con tanti colleghi e registi ormai famosi come Muccino”… “Ho una tale sete di vita che è quasi automatico convivere con il terrore della morte, la paura l’ho anche provata con la sparatoria che mi coinvolse ad Aversa o anche con tante vicissitudini provate in trenta anni di lavoro. Per fortuna ho affrontato i problemi e non sono diventato ansioso, ma capace di gestire le mie paure”… “La famiglia. Mia moglie e i miei due figli.”
Che cos’è il teatro per lei?
“Fondamentale. Per non avere una dipendenza psicologica da “Un posto al sole” e anche per assolvere ad una funzione e consolidare una posizione con il mio pubblico. Poi il teatro è vivace. E’ come per l’accordatore il suo strumento. Il teatro è la verità”.
Mai pentito della scelta fatta da ragazzo?
“Pentito mai.
E’ o no ambizioso?
“Si. Sono sanamente ambizioso ma anche generoso con i miei colleghi. Non potrei mai fare uno sgarbo a qualcuno per privilegiare il mio percorso. Non ho il cinismo dell’imprenditore”.
Ha un ricordo che vince su tutti gli altri?
“Ne ho tanti da non poterli elencare”
C’è stata una presenza o un incontro che ha determinato una crescita, una svolta, una conquista?
“I miei due figli Giordano e Tommaso, con nomi di filosofi, che in qualche modo hanno fatto radicare la mia irrequietezza. Ero sempre altrove. I figli mi hanno dato il piacere di tornare a casa”.
Qualche volta la malinconia è in agguato?
E’ carattere”.
Nostalgie ne ha mai?
“No perché non mi sono mai fatto mancare niente. O meglio… mi sono tolto tutti gli sfizi!”
Una voglia qual è?
“Il cinema. Mi piacerebbe un film epico. Ho sempre amato il cinema americano e film come “Il padrino” che rivedo sempre che posso”.
Altre esperienze ne ha fatte?
“Ho appena pubblicato “Un pasto al sole”, edizioni Giraf, e un disco dedicato a mia moglie ‘O stunato nnammurato” insieme con il maestro Annona”.
Napoli che cosa rappresenta per lei?
“Adoro Napoli e dopo venti anni che ne sono stato lontano mi sento in trincea. Sono felice perché è la mia città con la gente mia ma soffro in prima persona. Il rammarico non mi abbandona mai e lotto per l’aggressività quando un tempo c’era l’onestà”.
Una piacevolezza qual è?
“Le vacanze, i periodi che sono a Massa Lubrense, il mare della Penisola sorrentina e tutto quello che di piacevole mi comunica un territorio bellissimo.
Caratterialmente com’è?
“Buono, irrequieto e curioso. E poi come mi ha insegnato mia madre: ”Sono sempre me stesso”.
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