l’esordio di Anna Magnani
Se il Novecento, appena trascorso, è stato per la penisola sorrentina il secolo in cui il cinema si è impossessato del suo paesaggio, l’Ottocento ha visto Sorrento ampiamente rappresentata nella letteratura italiana e straniera. Letteratura e cinema sono due filoni della cultura che, a partire dal secondo dopoguerra, hanno trovato felice sintesi con risultati straordinari. Dopo i soggetti storici, è dal romanzo che produttori e registi hanno attinto a piene mani. De ‘La Cieca di Sorrento’, nell’arco di trent’anni sono stati ricavati ben tre film. Il romanzo di Francesco Mastriani (1819 – 1891), pubblicato nel 1852, ebbe grandissimo successo con le sue numerose edizioni fino al 1950. Col mutare dei tempi e dei gusti letterari, questo romanzo è caduto nell’oblio. L’immensa produzione dello scrittore napoletano, esponente del filone definito del ‘Basso Romanticismo’ contiene titoli famosi fra cui I Vermi, Le Ombre, I Misteri di Napoli, Il Barcaiuolo di Amalfi, Il Bettoliere di Borgo Loreto, I Lazzari, La Medea di Portamedina e tanti altri fra cui La Cieca di Sorrento.
Dopo i falliti moti del ’48 quando la miseria e le angherie patite dal popolo napoletano dei bassi fece sì che i poveri e i derelitti si votassero alla superstizione ed alla religione. Mastriani rappresentò molto bene questa realtà, scrisse di camorra, di delitti d’onore, di vendette e di sangue ma si guardò bene dal classificare i ceti sociali; sottolineò i pregi e i difetti di tutte le classi della società napoletana. Non etichettò mai il ricco come usurpatore, e mai rappresentò il povero come vittima predestinata. Ne “La Cieca di Sorrento” egli narra la storia di Beatrice una sfortunata fanciulla resa cieca dal violentissimo trauma patito per l’uccisione di sua madre a cui aveva assistito. La storia, struggente, si dipana in una Sorrento di sogno che l’autore presenta così: “Allor che le torbide cure di una vita affaccendata, o la più incresciosa monotonia di sempre uguali e ripetuti sollazzi, o il pungolo di un dolore […] vi muove a cercare fuori di Napoli un sollievo, anche momentaneo, agli angosciosi pensieri che vi assalgono, ricordatevi che in su quella penisola incantata, che si piega qual braccio sinistro sulle onde limpidissime del mare, su quella penisola ove sorgono gli spettri di antiche città, giace un paese, sospiro di lontane genti, delizia dei suoi abitatori, ricetto di tenerissime ricordanze, gloria del suolo partenopeo. Questo paese si chiama Sorrento”. Con il primo film tratto da “La Cieca di Sorrento”, girato in costiera per la regia di Nunzio Malasomma (1935), fece il suo esordio nel cinema la giovane Anna Magnani nel ruolo dell’amante del notaio Basileo. Nel ruolo di Beatrice di Rionero è Paola Dria, gli altri personaggi sono interpretati da Giulio Tempesti (il marchese di Rionero), Corrado Rocca, Dino di Luca, Mario Steni. C’è anche una bella canzone nella colonna sonora: “Dorme Surriento” cantata sullo sfondo di romantiche vele davanti alla costa. Il secondo film è del 1952, il regista è Giacomo Gentilomo. Stavolta Beatrice è interpretata da Antonella Lualdi con Paul Campbell, Paul Muller e Vera Carmi. Le musiche sono di Carlo Rustichelli. In Francia è circolato con il titolo ‘“Prigioniera delle tenebre”. Più o meno liberamente tratto dal romanzo di Mastriani, nel 1963 è Nik Nostro a girare il terzo film in tecnicolor la cui trama è condotta con il ritmo degli avventurosi film di cappa e spada; la romantica ed intricata vicenda conserva le caratteristiche di lotta, duelli e lacrimose scene sentimentali. Gli interpreti sono la bella Diana Martin Anthony Steffen, Leontine May, Alberto Farnese, Pierre Vivaldi. Il direttore della fotografia è Tonino Delli Colli. Il film è circolato anche con il titolo “La vendetta del corsaro nero”.