Arturo Fratta era un napoletano colto e orgoglioso, uno dei migliori, ma aveva fatto della penisola sorrentina la sua seconda sede. Da moltissimi anni trascorreva le vacanze in una tranquilla villetta che si affaccia sulla Solara, poco dopo il Capo di Sorrento, e fin da subito aveva stretto rapporti di cordiale amicizia con molti massesi e sorrentini ai quali lo univano affinità di spirito e di cultura, in primo luogo con Benito Iezzi. Fu Iezzi che lo avvicinò ancor più al fascino e ai segreti della terra delle sirene, lo presentò ad altri amici, lo convinse a prender parte a innumerevoli iniziative culturali nella nostra penisola. Per la cultura sorrentina fu un acquisto di inestimabile valore, perché Fratta era un personaggio di primo piano da ogni punto di vista. Da giovane aveva seguito gli studi classici, poi era vissuto nell’isola di Rodi. Tornato nella Napoli devastata dalla guerra, per vivere dovette mettere da parte gli studi letterari e inventarsi giornalista. All’inizio fu reporter indipendente ed ebbe l’abilità di annunciare per primo la partenza di Umberto II da Napoli e la morte di Benedetto Croce. Chiamato dal grande Giovanni Ansaldo al “Mattino”, visse in quel giornale una lunga e splendida stagione, coniugando l’attività di giornalista con quella di saggista. Cominciò nel 1960 con una biografia di Garibaldi, alla quale seguirono una settantina volumi a sua firma oppure a sua cura. Era anche un bravo fotografo e pubblicò diversi libri di immagini dedicati per lo più alla sua amata Napoli. Raggiunse il culmine della carriera dal 1975 al 1985, quando fu redattore capo al “Mattino”. Si faceva un giusto vanto di aver lavorato per dieci anni dalle 9.30 del mattino alle 3.30 del giorno seguente e di aver molto accresciuto la tiratura del quotidiano arricchendolo di firme prestigiose. Fra l’altro si fece promotore di importanti campagne di stampa, con una convinse l’allora ministro Scotti ad acquistare palazzo Serra di Cassano per adibirla a sede dell’Istituto per gli Studi Filosofici di Gerardo Marotta, con un’altra, memorabile, riuscì a sventare il cosiddetto piano di recupero dell’edilizia universitaria nell’area del Primo Policlinico che avrebbe smantellato il tessuto urbano della Napoli greca. Vinta quell’ultima, grande battaglia, Fratta a soli sessant’anni si ritirò dal giornalismo e accettò il delicato incarico di addetto stampa del Rettore della “Federico II” Fulvio Tessitore. Poteva così dedicarsi, con più agio, agli interessi mai abbandonati della sua gioventù, alla letteratura, alla storia, all’archeologia, al mare. Nel porticciolo di Massa Lubrense aveva una sua barca, sulla quale trascorreva i mesi estivi, insieme alla signora Bianca, alle due figlie, ai nipotini. Dal 1980, ma con maggiore impegno dal 1993, dopo la scomparsa di Iezzi, trovò anche il tempo e l’entusiasmo per dirigere la rivista del Centro “B. Capasso” di Sorrento, “La Terra delle sirene”. Le sue indicazioni erano sempre nette e preziose. Pareva che la sua immensa esperienza di giornalista e di studioso si condensasse ogni volta in direttive così sensate da non lasciare adito ad alcuna obiezione. Le riunioni estive della redazione de “La Terra delle sirene” nella villetta sorrentina di Fratta duravano così solo il giusto necessario. Il resto del tempo il direttore lo spendeva raccontando qualcuna delle innumerevoli esperienze vissute nella sua lunga carriera o rievocando qualche personaggio illustre che aveva avuto la fortuna di conoscere in giro per il mondo. Era un piacere dello spirito stare ad ascoltarlo mentre il sole tramontava dietro l’orizzonte marino e la calura cedeva alla brezza serale, c’era sempre qualcosa da imparare e, comunque, la sua bravura di narratore, che sapeva intrecciare le vicende più varie e poi riprendere lucidamente il filo del discorso, non lasciava mai spazio a momenti di noia. Aveva l’aspetto di un gentleman Fratta e gli occhi azzurri e amava il mare in quanto spazio di libertà. Di sicuro aveva ascoltato più volte nella sua vita il canto affascinante delle sirene, che non a tutti si manifestano. Quando lo incontrai per l’ultima volta, nell’agosto 2006, mi disse che aveva venduto la sua bella barca. Sebbene la decisione fosse stata dettata da molte buone ragioni, non potei fare a meno di trovarla curiosa, un navigatore di razza, uno che viaggia anche solo col cuore se non può farlo altrimenti, non abbandona facilmente la sua nave. Lo sentii ancora qualche volta, per telefono. A dicembre licenziò, come ogni anno, il fascicolo della “Terra delle sirene”, lo commentò, impostò nelle grandi linee il numero successivo. Poi più nulla. Arturo Fratta concluse la sua navigazione a ottantuno anni il 6 febbraio del 2007, senza clamore, con signorile dignità, come sempre. Che noi tutti abitanti della Terra delle sirene gli si debba essere assai grati è fuor di dubbio. Sicuramente non vi è stato negli ultimi tempi chi abbia saputo percepire e descrivere le bellezze e anche le molte contraddizioni della nostra penisola tanto bene quanto Fratta. Sarebbe anzi bello se si potesse raccogliere in un volumetto qualcuno dei suoi tanti scritti sorrentini, per rivivere ancora una volta, in qualche modo, le emozioni che egli sapeva suscitare con tanta maestria. Arturo Fratta sarà ricordato sabato 29 settembre 2007, alle ore 18,00 nella chiesa dei Servi di Maria a Sorrento, per iniziativa del Centro di Studi e Ricerche Multimediali “Bartolommeo Capasso”, con il patrocinio del Comune di Sorrento. Interverranno Francesco Durante Capo Redattore del giornale Corriere del Mezzogiorno di Napoli, Giuseppe Maggi Soprintendente Archeologico, Antonino Pane Capo Redattore del giornale “Il Mattino” di Napoli.