Qual è un ricordo felice?
La frase che mi ha dedicato Masolino D’Amico in una sua recente recensione: ”Un attore di stile che con la sua presenza annulla gli altri”.
C’è nella sua vita una condizione di felicità ?
Ho un bellissimo rapporto con la mia compagna Marianella Bargilli, un’attrice dotata di grande talento, anche candidata come miglior attrice emergente. Siamo molto innamorati e molto vicini. Se con Debora Caprioglio, in scena disciplinata anche umile, mi sembrava di guidare una Opel, con Marianella, che ha un vero e proprio talento naturale, guido una Ferrari.
Nel suo ruolo di capocomico lei ha un record assoluto di generosità, del quale le siamo particolarmente grati, quello di riportare in scena grandi interpreti del passato in qualche caso ingiustamente accantonati. Cominciò con uno dei suoi primi spettacoli “Il voto” di Di Giacomo, con la grande Pupella Maggio, in seguito ha chiamato accanto a se grandi attori come Arnolfo Foà, Alida Valli, Isa Barzizza, Bianca Toccafondi, Regina Bianchi e altri ancora… Vuole spiegarmi?Lei mi ricorda personalità così grandi e di riconosciuto talento… Mi è sembrato naturale desiderare di lavorare al loro fianco ed offrire loro una specie di passerella d’amore. Stare accanto a loro è stata una grande occasione di apprendimento. Quando ho recitato accanto a Pupella avevo solo venticinque anni ed ero il più giovane capocomico d’Italia.
Che cos’è per lei la forza?
Tirare fuori nei momenti più difficili e complicati tutto quello che si può. Battersi per l’obiettivo prescelto e combattere l’indolenza e la pigrizia. Tirare da un cilindro un’energia sovrumana.
E misurarsi con un Eduardo complicato come in “Io l’erede”?
Sentire la responsabilità, che è stata una specie di investitura, e sperare di continuare la grande tradizione napoletana. Non sono certo l’unico ma sono consapevole di avere un compito da portare avanti.
E’ ambizioso?
Moltissimo. Ma ho scelto un’ambizione sana. In scena sono generoso; non ho mai negato spazio ai colleghi. Credo di essere onesto e chiaro e mi batto per dare il massimo.
Un desiderio?
Mi manca il cinema, anche se ho fatto vari film. Vero è che il teatro stabile con la sua macchina di centocinquanta persone assorbe quasi tutto il mio tempo ma…se dovessero chiamarmi Sorrentino o Martone o Bertolucci andrei di corsa.
Paure ne ha? Personali o teatrali?
L’unica paura, una specie di incubo, è che tutto quello che ho costruito possa svanire.
Regista e attore, ha predilezioni?
Non mi pare. Mi interessa quando posso fare la regia. Rientro in quel filone di attori come Gabriele Lavia, Luca De Filippo, Glauco Mauri che fanno sia l’uno che l’altro. Però mi interessa molto essere diretto dai grandi registi con i quali ho lavorato.
Un suo pregio?
Credo di avere il senso della misura. Non ho mai esagerato. Non chiedo né faccio quello che credo di non poter fare.
Che cosa non le piace?
La mancanza di etica, non solo nel sistema teatrale ma anche nel mondo delle relazioni sociali. Mi piacerebbe andare avanti senza eccessivi compromessi. Eduardo diceva che si deve sempre ricominciare daccapo e che gli esami non finiscono mai.
Questo è un momento felice?
Mai. Sono molto contento ma guai se fossi soddisfatto! Sono sempre stato un corridore veloce ma il sogno ricorrente è di non farcela!
Un sogno più ampio e non notturno ce l’ha?
Di essere riconosciuto in tempi logici un grande attore. Sono stato il primo napoletano a conquistare il Premio Olimpici Eti.
Per concludere, che cos’è per lei il teatro?
Lacrime, sudore, gelo e gioia… anche infinita. E routine, che combatto a tutti i costi!
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