Il fondo era stato affidato a Simone Zaccaria che, affezionato al suo padrone, ci teneva a coltivarlo nel migliore dei modi, soprattutto per quel che riguardava gli alberi di fichi di cui il prelato era ghiotto. Simone aveva addirittura inventato uno speciale artificio per farli maturare anzitempo, con un anticipo di almeno dieci giorni. Mi spiega Don Antonino “ per accelerare la maturazione senza danneggiarli bisogna pungerli, benché sia improprio l’uso dell’espressione in quanto non è una puntura ma semplicemente si pone sulla loro boccuccia una goccia d’olio o di alcol puro, così si accelerava il processo di maturazione pur rimanendo di gusto inalterato”. Questa operazione richiedeva molta pazienza, è un’innocente trovata che in considerazione delle moderne tecniche adoperate a danno di pomodori e melanzane sottoposte a speciali iniezioni per crescere in fretta è veramente cosa da poco conto. “A quei tempi – leggo sempre nel libro di Don Alfredo – Simone Zaccaria aveva con grande meraviglia di tutti un’assoluta precedenza nel coglierli . I primi fichi più belli e più grossi erano per il suo Monsignore ed era felice nel vedere con quanta festa accoglieva la prima cesta che egli portava nell’ultima decade di agosto e alla domanda piena di meraviglia del prelato su come riuscisse a compiere tale magia, rispondeva che usava solo un trattamento speciale,un segreto personale, e alla sollecita richiesta di conoscerlo Zaccaria rispose. ” A voi posso confidarlo, perché sapete tenere il cece in bocca…” e avvenne la rivelazione che Monsignore custodì con rispetto, ma che Zaccaria purtroppo, un poco alla volta, confidò ora a un amico ora a un parente e così in breve tempo tutti a Piano di Sorrento pungevano i fichi e finì il primato di Simone”. Così nacquero i fichi del vescovo che anche in quell’ estate del 1687 la produzione fu abbondante e Monsignore ne potette assaporare il delizioso sapore senza parsimonia. A questo punto non posso che ringraziare Don Antonino e aggiungere una ricetta per coloro che seguono le mie ricerche e che ringrazio per l’attenzione che pongono e per le numerose lettere che mi scrivono a testimonianza della loro soddisfazione a ritrovare frammenti del passato e a scoprire le radici di tante storie che altrimenti svanirebbero senza lasciare traccia.
Torta di Fichi e Mandorle
ricetta di Angie Cafiero, appassionata di cultura gastronomica e guida al “Mangiar Bene”di Super Eva
Ingredienti per una tortiera di 24 cm di diametro: 200 g farina, 100 g mandorle macinate, 7 fichi, 3 uova, 120 g zucchero + 2 cucchiai, 120 g burro, 120 ml latte, 1 bustina levito per dolci e un pizzico di sale.Esecuzione:
sbattete i tuorli con lo zucchero fino ad ottenerne un composto chiaro e spumoso. Aggiungete il burro morbido spezzettato e il latte, continuando ad amalgamare. Unite la farina setacciata, le mandorle macinate e, per ultimo, il lievito. Montate a neve gli albumi con un pizzico di sale ed aggiungeteli delicatamente al composto, quindi versatelo in una tortiera imburrata e infarinata. Sbucciate i fichi, tagliateli a metà e adagiateli sulla superficie della torta. Spolverizzare con 2 cucchiai di zucchero. Infornate a 185°C per 40 minuti.
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