A ridosso di Punta Campanella, a mezzogiorno dalla frazione di Termini, si innalza il monte San Costanzo, sulla cui vetta, visibile ai naviganti da lunga distanza, sorge la cappella dedicata all’omonimo santo. In passato era conosciuto come monte Canuto o Canutario. Punta Campanella, l’antico promontorio di Minerva ai piedi del monte, immersa nell’azzurro del mare caro alle Sirene, che vi elessero il proprio domicilio, sugli isolotti de “Li Galli”, costituisce il confine territoriale delle penisola sorrentina ed è spartiacque tra il golfo di Napoli e quello di Salerno. Sul promontorio sorgeva il famoso tempio di Minerva, successivamente vi fu edificata una grandiosa villa romana i cui resti sono ancora visibili e, nel medio evo, una torre di difesa contro i pirati. Costruita nel 1334 è anteriore alle altre dieci, presenti lungo la costa massese, e realizzate dopo le invasioni saracene del 13 giugno del 1558. La torre di Punta della Campanella, rifatta sotto i Vicerè, fu fortificata dai francesi e la presenza di una campanella per segnalare eventuali pericoli di invasioni via mare, diede origine al nome dell’intero promontorio. La punta è raggiungibile via terra da una strada pedonale, l’antica via Minerva che all’occhio dell’attento visitatore mostra tracce di acquedotto romano e lunghi tratti di antico basolato. Appena doppiata Punta della Campanella, ci appare in tutta la sua maestosa e misteriosa bellezza la Baia di Ieranto, luogo d’incontro di Ulisse con le Sirene. Donata nel 1986 al Fai (Fondo per l’ambiente italiano) dall’Italsider, che ne aveva per anni estratto pietre, deturpandone in modo irreparabile una parte delle bellezze, è stata oggetto di un attento recupero e restauro ambientale, architettonico e naturalistico che l’ha restituita in modo originario alla libera fruizione. All’interno della Baia esistono grosse grotte. Una delle più grandi conosciuta col nome di Grotta del Presepe, penetra nella roccia per oltre venti metri e sulla sinistra presenta un’originale divisione orizzontale. Da questo lato, infatti, esiste un braccio che si addentra all’interno della montagna per più di un metro dalla superficie dell’acqua e quindi all’asciutto. Al di sotto di questo livello, che ha il fondo ricoperto da uno strato di sabbia, c’è un ‘altra cavità meno profonda che degrada dolcemente verso il mare. La volta della grotta è molto alta ed è ben illuminata dalla luce naturale. Nell’angolo sinistro della Baia vi è un lungo tratto di spiaggia raggiungibile solamente via mare. Successivamente si incontra la spiaggia denominata Ieranto piccola, con fondale ricoperto da bianchissimi ciotoli, raggiungibile dalla sovrastante pedonale. Sulla destra dell’insenatura vi è un molo costruito a ridosso della cava, subito dopo si incontrano due tramogge usate per caricare sui barconi grosse pietre, ghiaia e pietrisco(la scogliera di via Caracciolo a Napoli fu fatta interamente con pietre prove- nienti dalla Baia di Ieranto) e quindi Punta Penna o Punta di Ieranto, che segnano il limite orientale della Baia. E’ possibile avvistare il gabbiano reale e il falco pellegrino che sicuramente vi nidificano lungo
i valloni del versante sud. Le acque della Baia di Ieranto ricadono nella zona “B” dell’Area marina protetta “Punta Campanella” e quindi sono sottoposte ad una specifica regolamentazione a salvaguardia dell’intero ecosistema marino. Appena fuori dalla Baia si incontra il famoso scoglio a Penna, costituito da due grossi blocchi calcarei uniti sott’acqua e, più avanti, alzando lo sguardo ammiriamo l’imponente sagoma della torre di Montalto e subito dopo Punta delle Mortelle che apre la visione all’incantevole baia di Marina del Cantone.