LA TRADIZIONE DEL PRESEPE NAPOLETANO
Con l’avvicinarsi del Natale, per tradizione popolare piccoli e grandi si industriano ad allestire il Presepe. Il culto e l’arte del presepe fiorirono a Napoli nei primi decenni del ‘500 a somiglianza di quello che tre secoli prima fece in Greggio il poverello di Assisi. A Carlo III di Borbone và dato il merito di aver iniziato con gusto finissimo il presepe nel 700, che costruiva con le sue mani e con l’aiuto della moglie Amalia a cui era affidato il compito di vestire con inimitabile eleganza le numerosissime figure che popolavano la scena natalizia.
In penisola sorrentna, nel periodo di natale si incontrano tantissimi cartelli e striscioni che invitano a visitare gli innumerevoli “artistici” presepi nelle chiese, nelle piazze, nei centri storici ed in alcune case private aperte per l’occasione ai visitatori.
Questa antica tradizione, si perpetua da secoli sulla scia dei capolavori dell’arte del presepe napoletano, che oggi rappresenta una fiorente industria che esporta i suoi prodotti in tutto il mondo. Nella realizzazione di tutti i presepi è costantemente seguito un unico criterio.
L’avvenimento è diviso in tre quadri caratteristici : L’Annuncio, il Mistero, la Taverna:
L’angelo reca la lieta novella ai pastori dormienti accanto al loro gregge
La Natività rappresentata sotto le rovine di un tempio pagano voluto a rappresentare il trionfo del Cristianesimo sull’ antica civiltà pagana
La taverna è l’elemento che ha subito la maggior alterazione e dove la fantasia ha sovranamente predominato.
Nient’affatto spodestata dal sopraggiungere dell’usanza nordica dell’albero, quasi in ogni casa la rappresentazione della Natività non solo si è felicemente adattata a convivere con l’abete riccamente addobbato, ma ha resistito, si è evoluta ed imposta, grazie anche all’impiego dei più moderni ritrovati tecnici, non esclusa l’elettronica. E tuttavia, protagonisti indiscussi restano la fantasia, la creatività, la teatralità delle scene, che riproducono su scala ridotta il paesaggio rupestre, gli ambienti, l’atmosfera del borgo contadino, delle strade e delle botteghe, animate dalla folla festosa dei “pastori” in abiti d’epoca, dalla espressività trasognata dei volti e dei gesti, quasi scolpiti con un magico realismo.
Il Figuraro è l’operoso fabbricatore di pastori destinato a dar vita all’impareggiabile Presepe Napoletano. In antichità i pastori erano costruiti partendo da tre elementi: la testa in terracotta dipinta, il corpo modellato su di un leggero scheletro di fil di ferro che sostiene un opportuna imbottitura di stoppa, le mani e le estremità inferiori in legno scolpito e dipinto; le figure del ‘700 non superavano i 35-40 cm. Oggi si trovano più che altro pupazzetti realizzati in stock e presepi, realizzati coi materiali più vari, dal legno al sughero alla cartapesta alla plastica, animati per lo più da scrosci d’acqua, giochi di luce, movimenti ritmici e cadenzati di alcuni “pastori”, ultima novità di discutibile gusto, si sono aggiunti in epoca recente quelli “viventi”, accurate ricostruzioni museali d’una civiltà pastorale ed agreste, ambientate negli angoli più suggestivi di qualche borgo rimasto più o meno intatto nel tempo.
E così sullo sfondo di un paesaggio sfuggito miracolosamente all’avanzata del cemento, nel centro storico di Meta, a San Liborio di Piano, a Santa Lucia di Sorrento, al Rione San Francesco e al Montariello di Torca in Massa Lubrense, si può ritrovare una realtà che riemerge dagli abissi del tempo, con gli interni rurali, gli arredi e gli utensili, i mestieri artigianali, i cibi e i profumi semplici e sani, i costumi e le usanze secolari, e tutto quanto appartiene ad un mondo praticamente scomparso, ed ora riemerso come per incanto a svelarci le lontane radici di una cultura che ha sfidato i millenni.
Ancor oggi la tradizione Artistica del presepe è tra le più care ai napoletani ricca di cultura e di costumi riflettendo in modo tangibile la cultura di un epoca, quella della Napoli settecentesca. Io con il mio lavoro cerco di dare un modesto contributo a questa pagina di storia che tanto ha caratterizzato e che è motivo di orgoglio della nostra Napoli, cercando di far rivivere in parte quelle emozioni trasmesse da interpretazioni purtroppo irraggiungibili.