Intelligente, serio, con una coltivata vocazione alla progettualità, Gianluigi Aponte, grande imprenditore e titolare di una grande flotta di quattrocentoventi natanti, a capo di quarantamila dipendenti/collaboratori, è un uomo elegante e gentile. Abituato al potere, con una naturale autorità, che esercita con determinazione, in una mattina di sole, a Sorrento, paese che ama, sulla terrazza dell’Excelsior Vittoria, ponte-lido sul panorama del golfo, Gianluigi Aponte racconta. Con chiarezza, precisione e lungimiranza.
Vuole cominciare dal principio e raccontarmi la sua storia? Che cosa ricorda della sua infanzia?
Sono nato a Sorrento, figlio unico. Ero un bambino normale e socievole che amava giocare, sempre circondato da amici e compagni. I miei genitori si erano conosciuti in Somalia. Essere stato figlio unico mi ha fatto presto capire come nella vita ci sia sempre un rovescio della medaglia. Quando in paese si ha un padre con un ruolo importante, significativo e sociale, il figlio viene assolutamente rispettato in misura del ruolo paterno. Mi sono sentito molto solo, anche se poi ho capito quanto la protezione del paese, quando si è piccoli, certamente aiuta ma in fondo finisce per diventare un limite. Sono convinto che quello che fa crescere nella vita sia la pressione, che è la spinta a fare ogni cosa. Spinta che io mi sono dovuto creare da solo. Non ho deciso io ma le circostanze, che mi hanno fatto diventare quello che sono oggi. Senza la pressione non si cresce mai!
Crescendo che cosa ha fatto o studiato ?
Dopo il l’Istituto nautico, frequentato a Piano di Sorrento, sono diventato capitano e mi sono imbarcato. Quando sono sbarcato ho conosciuto mia moglie Rafaela, di origini israeliane. Sono andato a lavorare in banca per tre anni. Dopo ho cominciato a dedicarmi al mondo armatoriale.
C’è un motivo per cui ha scelto un lavoro collegato al mare?
Perchè se fossi stato figlio di avvocato o di ingegnere avrei seguito le orme paterne. Ho fatto la stessa scelta dei componenti della mia famiglia. Anche per gli anni in cui sono nato, in piena guerra, ho fatto il nautico e sono diventato capitano. Era il mio sogno di bambino.
Che cosa rappresenta per lei il mare?
Una bella cosa. Mi piace molto. Sono nato a mare. Per la mia famiglia è stato motivo di vita, lavora con il mare da trecento anni.
Presidente della Fondazione Sorrento che cosa pensa di fare e cosa augura a Sorrento?
Non è stata una mia idea la Fondazione. Mi sono venuti a chiamare ed io ho risposto accettando. Penso che devo molto all’Italia e molto a Sorrento. Allora quando mi hanno interpellato ho detto: presente.
Che cosa farà o conta di fare? Ci sono già progetti in atto?
Il denaro a disposizione è limitato e allora anche quello che si farà è inevitabilmente limitato. L’idea è partita dal Sindaco Marco Fiorentino e da alcuni imprenditori sorrentini. Attendevano l’emissione di un fondo dalla Regione Campania che continuava a subire ritardi… Questa Fondazione è stata fatta nell’intento di finanziare eventi in anticipo su quanto farà la Regione Campania. Tutti gli imprenditori vogliono il metodo per fare di più….E’ necessario che le responsabilità siano di tutti.
Ci sono difficoltà, prevede ostacoli sul percorso della Fondazione?
Tantissimi ma abbandonare un progetto: mai! Quando si crea un’azienda come la mia che include quarantamila dipendenti si sa perfettamente che la forza sono loro. La base e la forza della mia compagnia è umana. Ho sempre puntato sulla potenza e la qualità delle persone. Chi lavora per me e per l’azienda che rappresento deve amare e rispettare quello che fa. Ho una responsabilità enorme che mi spinge a dire che questa gente che lavora per me non l’abbandonerò mai. Ho per loro un enorme rispetto umano.
Qual è la condizione che l’aiuta ad essere proteso verso gli altri?
Aiuto i deboli e rispetto i forti.
Le è mai successo di avere paura?
Sempre.
Ha avuto maestri che le hanno spianato il cammino e contribuito alla sua formazione?
Nessuno. Nella mia vita ha inciso la pressione, l’elemento che credo incida nella vita di tutti. Fare il passo più lungo della gamba…
Qual è la politica o l’ottica della sua Compagnia di navigazione?
Ogni giorno la mia compagnia fa alcune sfide e… la sfida aguzza l’ingegno. Questo è il segreto. Creare traguardi.
Che cos’è il coraggio per lei?
Tante cose. La mia crescita non dipende dall’ambizione, il mio lavoro è una continua partita a scacchi. E’ una crescita e una difesa. Certo un po’ di ambizione deve esserci per proteggere e far crescere quanto si è fatto.
Come ha fatto? Ha un segreto che l’ha aiutato?
Per rinforzarmi sono diventato grande.
E’ orgoglioso di quanto ha creato?
Sono orgoglioso soprattutto dell’opportunità data a tanta gente di crescere, migliorare, nobilitarsi. L’uomo più cresce, più è appagato, più è sicuro, più vive meglio. Tanti restano mediocri perché non hanno avuto l’opportunità di crescere.
Una soddisfazione ce l’ha?
Vedere i risultati. Quattrocentoventi navi in cui la parte minore sono quelle passeggeri e la Snav sono una realtà.
Si aspetta gratitudine per quanto ha fatto?
Non lo faccio per la gratitudine, ma perché comportarsi in un certo modo lo considero un dovere per qualsiasi uomo di affari. Non farlo è immorale
Ricorda incontri che hanno contato nel suo percorso professionale?
Non ho mai copiato nessuno ed ho fatto tutto con la mia razionalità. Voglio che tutti possano ragionare da soli. Da ragazzino non ho mai imparato una poesia a memoria, le formule me le ricavavo da solo… Non ho memoria, mentre quella selettiva invece è eccezionale, perché mi concentro.
Che cosa pensa della solitudine? L’ha vissuta da bambino? L’ha mai provata da adulto?
Conosco la solitudine. E’ una cosa brutta ma anche una cosa bella. E’ solo chi sa che dietro di sè c’è il baratro conosce la solitudine, anche se essere soli aiuta la concentrazione
Volendo fare un bilancio che cosa mi dice?
Nella vita non ho mai sbagliato, perché la pressione fa ragionare bene. Per non sbagliare si deve avere il senso della responsabilità. I miei figli Diego e Alexa sono coscienti della responsabilità e del lavoro di un’azienda creata da me.
Presidente, si considera razionale o sentimentale?
Sono molto creativo e sensibile, e poi sia sentimentale che razionale.
Armatore si nasce o si diventa?
Non esiste un’Università che insegna a fare l’armatore. Il cervello non si ferma mai in questo lavoro.
Una condizione della quale è totalmente convinto?
Che nella vita meno si è aiutati meglio è. Non bisogna copiare. Nella vita tutto ha un prezzo. Non è possibile aver costruito quello che ho fatto io senza accusare un peso. Ci sono abituato…e poi è relativo!
Che cosa rappresenta Sorrento per lei?
Sono molto attaccato a Sorrento e ai sorrentini. Anche se molti non lo sanno, il materiale umano della penisola è unico, un potenziale che, sfruttato bene, darebbe grandi frutti. Il mio successo lo devo dare anche ai marittimi della Penisola. Penso che Sorrento sia un’isola felice, che potrebbe essere capace di auto-gestirsi.
intervista di Giuliana Gargiulo