Tra le tante pregevoli collezioni d’arte del Museo Correale meritano di essere ammirati i mobili dell’Italia meridionale. Elementi di cultura e di gusto di molteplici provenienze, assimilati e spesso riproposti da artefici locali, si ritrovano in alcuni arredi napoletani e siciliani, autentiche testimonianze delle complesse vicende che nel corso dei secoli caratterizzarono il meridione, storicamente e culturalmente, in modo del tutto particolare rispetto ad altre regioni italiane. Il lungo dominio musulmano (X e XI secolo) lasciò tracce visibili negli arredi siciliani, soprattutto nell’ambito della decorazione: dagli intagli lignei variamente intrecciati ai preziosi cofanetti intarsiati in osso e madreperla, il gusto per l’ornato a minuti disegni geometrici rimase per secoli nell’artigianato locale, per poi essere frammisto ad elementi di gusto spagnolo. Fino al ‘500 i mobili più comuni furono anche nel meridione forzieri e cassoni da corredo, usati ad un tempo come armadi e come sedili. E’ da rilevare, però, come negli arredi meridionali il gusto del Rinascimento (e successivamente quello barocco) appaia spesso rielaborato con apporti provenienti dalla Spagna. Un esempio in questo senso è dato da un mobile di tipico gusto rinascimentale, come lo stipo a cassetti, che presenta nel meridione, una minuta decorazione intarsiata in osso, madreperla, tartaruga, legata più al gusto ispano-moresco che a quello dell’Italia centrale. I mobili del ‘600 napoletano sono monumentali, sontuosamente ornati di intarsi, intagli, sculture e spesso dorati. Marmi riccamente intarsiati ricoprono piani di tavoli e cassettoni. La doratura trova grande favore anche nel secolo successivo, quando, con l’avvento di Carlo III di Borbone, ha inizio a Napoli un periodo di innegabile miglioramento economico. Nel secolo XVIII anche a Palermo sorge un artigianato del mobile che tiene conto della moda francese e inglese, oltre che delle tecniche in uso nelle diverse regioni italiane. Nei mobili del ‘700 siciliano, assieme alla doratura, si trova spesso l’argentatura, soprattutto in quelli laccati, che costituiscono la produzione siciliana più caratteristica del secolo. L’influenza dell’arredamento francese si fa più evidente nel pieno secolo XVIII. Le movimentate linee rocaille offrono alla geniale fantasia degli artefici meridionali nuove possibilità: nasce così la serie di cassettoni e delle scrivanie impiallacciati in legni diversi e ornati con motivi intarsiati; il tradizionale gusto per l’intaglio trova espressione nella decorazione di sediame, cornici, e soprattutto di tavoli a muro. Verso la metà del secolo, con le scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei, il gusto neoclassico si afferma in modo crescente nell’arredamento, e Napoli – ormai assurta da anni a ruolo di capitale – è tra i primi centri del nuovo stile. Si giunge così ai cosiddetti mobili “ferdinandei”, da Ferdinando IV di Borbone: tavoli a muro, specchiere, sediame di linee diritte, laccati in color avorio con ornamenti intagliati e dorati, tratti dal repertorio neoclassico. Agli inizi dell’Ottocento, la breve dominazione napoleonica non manca di lasciare la sua impronta, in tema di arredamento, con i mobili di chiaro gusto militare che Murat prediligeva. La restaurazione borbonica, e l’avvento del breve regno delle Due Sicilie, segnano il tramonto del mobilio con caratteristiche di stile ben definite, e l’inizio di quello che sarà – e non solo nel meridione italiano – l’epoca “eclettica” del mobile ottocentesco.
Filippo Merola
direttore del Museo Correale di Terranova