Venerdì 15 luglio alle ore 19,00 è stata inaugurata presso le sale di Villa Fiorentino la mostra del Maestro Aligi Sassu “Mediterraneo” curata dall’arch. Marisa Zattini di Cesena art director dell’esposizione. Al prestigioso evento sono intervenuti il Sindaco Avv. Giuseppe Cuomo, il direttore della Fondazione Sorrento sig. Luigi Gargiulo, il consulente artistico della Fondazione Sorrento prof. Renato Balsamo, l’architetto Augusto Pompili che ha curato il progetto dell’allestimento e il figlio dell’artista Carlos Julio Sassu Suarez insieme alla figlia Natalia, giovane critica d’arte residente a Londra. Si tratta di una mostra di elevato standard qualitativo che include le opere realizzate dall’Artista che vanno dal 1930 al 1997 divise tra dipinti, sculture, ceramiche, disegni e bozzetti che richiamano il tema portante della esposizione , il Mediterraneo, di cui l’artista è stato un interprete di primo piano. La mostra resterà aperta al pubblico fino al prossimo 25 settembre con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21, il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 22. Ingresso libero.
ALIGI SASSU, DIARIO DI UNA VITA
di Natalia Sassu Suarez
A un passo dal centenario della nascita di Aligi Sassu, e appena un anno dopo il decennale dalla sua scomparsa, vengono alla mente mille pensieri, su Sassu artista, su Sassu uomo, su come la sua arte sia percepita e diffusa oggi. E’ tempo di bilanci dunque, e credo che Mediterraneo sia un buon modo di rappresentare Sassu, un luogo geografico e dell’anima, che lega l’amata Sardegna, la cara Mallorca, la fondamentale Albisola. E racchiude in sè quei paesaggi e quei miti che contraddistinguono il maestro. Proprio nelle acque del Mediterraneo il maestro riposa, su sua espressa richiesta, indice di un legame che va oltre la vita, di una profondità che Sassu non faceva vicere solo nelle sue opere, ma che viveva lui stesso nel suo esistere di ogni giorno. Una mostra antologica è un diario di una vita, in cui ogni periodo, ogni tema, non va considerato solo dal lato artistico, ma come espressione di un momento biografico ben preciso. ..E così gli anni Trenta, con gli Uomini rossi e i Caffè parigini potranno ben simboleggiare un fervore giovanile, una passione nel dipingere nonstante le condizioni ben altro che vantaggiose che il giovane Sassu si trovava ad affrontare. Erano tempi di rinunce, di ristrettezze economiche, in cui il mestiere di pittore doveva essere una vera passione, una vocazione quasi, attraverso cui esprimere ogni giovanile iidea ed utopia di un mondo nuovo, giusto, diverso, E questo sono infatti gli Uomini rossi. Che siano ciclisti, argonauti, giocatori di dadi o qualsivoglia personaggio, il concetto di fondo è sempre quello di un uomo che nasce nudo davanti al creato, e che così affronta la società, con un rosso che significa vita, e che diverrà poi morte. Il rosso è un colore congeniale a Sassu, non solo una scelta estetica, ma una scelata quasi istintiva. Sassu diceva di vedere il rosso in tutti i colori, per questo non abbandona tale predilezione dopo il ciclo degli Uomini rossi, ma la troviamo continuamente nel suo percorso artistico.