I marittimi della Penisola sorrentina ricordano, come ogni anno, la triste ricorrenza dell’affondamento della motonave Marina d’Aequa avvenuto il 29 dicembre del 1981. In quel tragico evento perì l’equipaggio al completo: trenta persone la maggior parte delle quali della nostra Penisola. Si avvertì nella popolazione, a quella dolorosa notizia, lo stesso sgomento provato per il disastroso terremoto del 23 novembre dell’anno precedente, che pure aveva richiesto un doloroso tributo di vite, particolarmente a Piano di Sorrento. L’istituzione di una celebrazione liturgica a ricordo e a suffragio delle anime degli scomparsi in mare si deve alla sensibilità di don Angelo Castellano, oggi parroco alla Marina Grande di Sorrento, ed agli amministratori della Confraternita del Sacro Cuore di Maria e San Giuseppe che ha sede nella chiesa di San Giuseppe a Sant’Agnello. Quest’anno, ricorrendo il trentennale, la cerimonia riceverà particolare solennità come avviene, ormai per tradizione, alla scadenza di ogni lustro. Interverranno Autorità ecclesiastiche, civili, militari locali e dei Comuni di Procida e di Torre del Greco, nonché rappresentanze delle Autorità provinciali e regionali. La cerimonia vuole essere essenzialmente un momento di comunione tra Autorità, Associazioni marinare, congiunti dei dispersi in mare e popolazione per una preghiera in comunità per le anime degli scomparsi nelle sciagure del mare, ma anche una invocazione al Signore affinché illumini la mente degli operatori del settore marittimo nella promozione e attuazione di tutto quanto occorra per prevenire e scongiurare tali lutti. Il “Marina d’Aequa”, come tutti ricordano, si inabissò in latitudine 45 gradi e 45 primi Nord e longitudine 9 gradi e 45 primi Ovest, alle ore 17 e 55 di quel 29 dicembre del 1981 mentre, con vento e mare forza nove, navigava dal porto di Anversa, da dove era partita tre giorni prima, avendo a bordo un carico di lamiere in rotoli e altro materiale metallico diretto a vari porti del Golfo del Messico. La commissione d’inchiesta attribuì le cause dell’affondamento al cedimento della paratia stagna fra le stive 1 e 2 a seguito di imbarco di acqua nella stiva 1 per cedimento di elementi del relativo boccaporto. Ma come dimenticare i dodici marittimi della nave “Stabia I” inabissatasi in rada a Salerno il 14 gennaio del 1979? Come non ricordare le 25 persone di equipaggio perdute nel Golfo di Guascogna con la motonave “Tito Campanella” il 13 gennaio del 1984? L’esperienza più che trentennale sul mare, l’analisi delle inchieste seguite a tante tragedie, mi hanno convinto che esse si verificano sempre per il concorrere di più cause, naturali e non, impreviste e concomitanti. Se è pur vero che il progresso tecnologico fa passi da gigante e progredisce in modo inopinabile venendo in aiuto all’operatore sul mezzo nautico nella gestione e nella prevenzione delle sicurezza della navigazione, ciò mi dà l’occasione di stimolare i colleghi impegnati sul mare ad essere sempre più preparati e vigilanti poiché, per quanto avanzata possa essere l’automazione, mai essa prevarrà sull’elemento umano. Un’altra dolorosa piaga, antichissima, si è ripresentata pesantemente al pari dell’evoluzione tecnica, della quale si serve per spadroneggiare in alcuni mari: la pirateria. La nostra penisola sorrentina le paga un pesante tributo di dolore e soffre per le conseguenze di atti delittuosi da parte di organizzazioni di criminali che non si riescono a contrastare e debellare. Voglio augurarmi, e pensare con tutte le mie forze, che per le feste natalizie il nostro concittadino GIANMARIA CESARO, Allievo Ufficiale, ostaggio dei pirati sulla nave “Savina Caylyn” nell’Oceano Indiano, possa tornare tra la sua famiglia che lo attende con trepidazione dal febbraio scorso. Se ciò non dovesse accadere, pensiero e preghiere di ognuno di noi saranno rivolti ad auspicare la sua immediata liberazione assieme agli altri ostaggi. Quest’anno, dunque, abbiamo un motivo in più per unirci fraternamente e ancora più numerosi intorno all’altare del Signore in un abbraccio comune. Pregheremo per le anime dei nostri fratelli scomparsi nel profondo dell’oceano e per tutti quelli che, privati delle libertà in quanto in mano ai pirati, aspettano nella sofferenza il ritorno a casa.
C.D.M. Vincenzo Astarita Presidente A.P.C.M.
foto di Michele De Angelis