intervistato da Giuliana Gargiulo
Irraggiungibile. Interprete di “Lezioni americane” di Italo Calvino, con la regia di Orlando Forioso, Giorgio Albertazzi domina la scena e gli spettatori. La sua lezione è autentica, sincera, struggente, assolutamente magica. A ottantacinque anni suonati che, per vezzo, a fine spettacolo dichiara, Giorgio Albertazzi è più giovane di sempre. Grande smalto di interprete, che pur contrassegnava negli anni passati i personaggi più significativi del grande repertorio ( e non solo), nel ruolo del docente, alter ego di Italo Calvino, che fa l’elogio della leggerezza è un gigante. Interpreta alla sua maniera, quella di grandi attori come John Gielgud, Ralf Richardson o Lawrence Olivier, con l’autorità naturale, non esibita ma vissuta, la gioventù che straripa nel dinamismo e nella memoria (come fa a declamare, recitare, raccontare senza una dimenticanza?) e si dichiara non solo negli accenti vocali ma in quella maniera disincantata di essere/agire, di dondolarsi, togliersi la giacca e la cravatta rossa, (Graziella Pera costumista) rimanere in bretelle, sedersi in bilico sul tavolo, accoccolarsi o giganteggiare quando, con falcata spedita, traversa il palcoscenico. Quando poi la voce affronta i percorsi magici della parola e del pensiero per “La pioggia del pineto”,”Amleto”, il V canto di Dante dedicato ai lussuriosi, e quindi Paolo e Francesca, o il monologo da “Memorie di Adriano”, è insuperabile. E’ lui e basta. Un grande attore: sublime in ogni accento. La folla in piedi lo acclama, al Teatro Bellini come nelle repliche aggiunte al Teatro Ghione a Roma, dove ogni spazio è inzeppato di spettatori attenti, presi e compresi. Anche nei recenti, vari speciali televisivi, finalmente e per intero a lui dedicati, Giorgio Albertazzi aggiunge qualcosa di sè. Che il cielo lo benedica per le emozioni che regala. A piene mani. Perché ormai non recita ma E’ le cose che dice.
Senta Albertazzi, sono anch’io presa dall’emozione di uno spettacolo assolutamente speciale e della sua interpretazione perfetta…. Il suo è un traguardo o cosa?
Nessun traguardo….bisogna andare oltre…
Oltre la pesantezza dell’essere?
Calvino scrisse sei lezioni, che doveva tenere in America ma che non furono fatte perché morì. La prima, dedicata alla leggerezza, è certamente la più riuscita. Le parole di Calvino sono un viaggio vertiginoso alla ricerca della leggerezza. Il libro di Calvino, diventato teatro, è un labirinto di richiami, in un continuo dialogo tra letteratura, teatro, poesia, video, musiche, domande e risposte…
In scena, su un maxischermo, compaiono anche alcuni frammenti di sue interpretazioni memorabili: da “L’anno scorso a Marienbad” ad “Amleto”, passando per un Mercuzio, da “Romeo e Giulietta”, regia di Zeffirelli, da antologia, che lei segnalandole, dice di sè… mio nonno!
Non sono un nostalgico, non sono mai vissuto nel passato… Ho bei ricordi ma vadoavanti!
Che cosa conta nella vita?
Il valore. Che deve andare avanti e camminare ….
C’è qualcosa, secondo la sua esperienza, che serve a saper camminare?
L’utopia serve a camminare….
Il teatro cos’è?
Il teatro è un demone mediatore
A distanza di decenni in cui interpreta Adriano, l’imperatore per eccellenza, che cosa rappresenta per lei il ruolo rispetto a centinaia di altri che ha affrontato?
Si possono chiudere i conti con tanti personaggi: con Adriano e con Amleto mai!
Per circa due ore, protagonista assoluto, accompagnato solo dalla musica, eseguita da Rossella Zampiron al violoncello, e dalle domande stuzzicanti dell’”allieva” Roberta Caronia, parla di leggerezza e cita rifacendosi al testo di Calvino cose straordinarie, “un uccello è leggero perché sa e può volare, una piuma no perché cade inerte al suolo” e ancora…. Che cosa è leggero?
La scienza è leggera la tecnologia no. Come spiega Calvino, la neve di Cavalcanti è leggera perché si dissolve nell’aria, pesante quella di Dante che si somma alla pietra o al pavimento…
Viviamo in un periodo di grande crisi, qual è la sua opinione su quanto ci circonda?
Ho la fiducia che la grande crisi del mondo e del capitalismo possa risolversi…. Anzi penso che il mondo, da un periodo di ristrettezze e di riflessione, ne potrà uscire migliore!
C’è qualcosa che potrà salvare noi tutti?
La creatività, il lavoro e l’invenzione. Mi considero un anarchico di centro, convinto di quanto penso e dico. Lei ha articolato la sua vita di attore, in aggiunta al teatro, tra letteratura e poesia, leggendo e recitando sia l’una che l’altra. Sono memorabili nel ricordo di chi la segue da sempre sia le novelle televisive che le poesie.
Mi spiega la differenza?
Penso che arriva prima il suono della poesia e poi quello della letteratura…
Alla sua bella età, più giovane che mai e con la sapienza di un maestro autentico e lo spirito dell’allievo, non ha paura del futuro?
Non sarò mai aggredito dalla morte… La morte si conquista frequentandola. La morte è vicina sia ai giovani che ai vecchi. E poi sono terribilmente curioso, un balzo nel nulla chissà cosa mi potrà riservare!
Mi ripete la battuta che vorremmo adottare tutti noi?
A fine spettacolo è come se facesse un aristocratico sberleffo e sorridendo mentre si avvia nei boati degli applausi dice… La citazione non è mia ma la condivido: ”Ci vuole molto tempo per diventare giovani!”