«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Matteo 5,8).
Questo passo del vangelo sembra esprimere meglio di qualsiasi altra citazione l’animo e i tratti di Nino Russo. Nino, un ragazzo dalla faccia pulita, un giovane semplice, dall’animo nobile, animato da grandi valori, che ha fatto dell’onestà e della rettitudine i suoi principi di vita. Quest’anno Sant’Antonino avrà una colonna in meno a sorreggerlo in processione. Sarà Nino a mancare, o meglio saranno solo le sue spalle forti che non ci saranno, perché il suo ricordo e la sua anima sicuramente saranno vivi più che mai. Nino, giovane onesto e rispettoso, con una grande passione per il mare che era riuscito ad abbinare in maniera semplice e naturale, con il suo lavoro. Lavorava infatti nel cantiere navale della Peninsula navis di Torre Annunziata, dove era diventato un vero e proprio punto di riferimento per armatori e maestranze. Oltre alla sua passione e al suo lavoro, a riempire la vita di Nino era la sua famiglia, la moglie e il figlio. Un’esistenza piena per essere un ragazzo di appena trent’anni. Ma la paradossale ed inesorabile sorte della vita, frutto di disegni più grandi, che sfuggono al controllo degli uomini, ha strappato Nino da questa vita con un incidente stradale avvenuto sei mesi fa. Un evento così prepotente nella sua immediatezza che ha lasciato spazio a grande dispiacere e tristezza misti ad incredulità di quanti hanno avuto l’onore di conoscerlo. Nino ha così spiegato le vele della sua esistenza verso l’azzurro dell’eternità.
Antonino Siniscalchi