Giovedì 1 Settembre alle ore 20 in via Tasso incontro con l’attore-scrittore Gaetano Amato, autore del libro «Il paradiso può attendere. A volte» (Edizioni Graf Teste piene,2010). Interverrà il giornalista Lino Patruno che presenterà il suo libro «Fuoco del Sud. La ribollente galassia dei Movimenti meridionali» (Rubbettino, 2011). Nel salotto letterario, condotto da Caterina Vesta, Gaetano Amato illustrerà il contenuto della sua prossima pubblicazione che verrà distribuita nelle librerie di tutt’Italia dal prossimo mese di ottobre. L’appuntamento che chiuderà la seconda edizione della rassegna «Napolitudine-All’ombra del Tasso». Nell’occasione sarà allestita anche una Mostra d’arte di Tiziana Esposito. Seguirà la proiezione del film «Li chiamarono briganti».
Gaetano Amato è noto al grande pubblico soprattutto per le innumerevoli partecipazioni da protagonista a serie televisive di grande successo (La squadra, Il Grande Torino, L’uomo sbagliato, L’ultimo padrino, Crimini, Il coraggio di Angela). Amato lavora indifferentemente tra cinema, televisione e teatro. È assegnatario di numerosi premi (il premio Charlot per il cabaret, la Grolla d’oro per Il Grande Torino, premio qualità televisiva per La squadra, Mirto d’oro per attore dell’anno). La capacità di Amato di riuscire a passare dal comico al drammatico, dalla commedia al canto, è assolutamente notevole, e questa sua versatilità lo colloca sicuramente nelle alte vette qualitative del panorama artistico italiano. È anche autore di romanzi tra i quali Il testimone del 2009 (finalista al Premio Bancarella). Scrive inoltre per il cabaret, per il teatro e per il cinema.
Amato ha accolto l’invito del direttore artistico Antonio Volpe in una pausa delle riprese dell’ultimo film che sta girando con Woody Allen “Bop Decameron” liberamente ispirato al capolavoro di Boccaccio e prima di riprendere “Ultimo 4- L’occhio del falco” per Canale5 con la regia di Michele Soavi.
I più giovani forse non sanno che Gaetano Amato è stato sempre molto presente in penisola sorrentina a partire dal famoso gruppo di cabaret “E cape embrelle” con lo scomparso Paolo Leonelli e Ciro Ruggiero, che poi gli ha curato le immagini di questo bel libro”Il paradiso può attendere.Forse”. Ha cominciato giovanissimo la sua attività di attore al Teatro di “Santa Maria di Lourdes” a Sorrento con il regista Lorenzo Ferrero, vera fucina di tanti talenti. Poi per Gaetano Amato una folgorante carriera teatrale sotto la direzione di Mario Ferrero, Ugo Gregoretti,Ciro Madonna,Armando Pugliese, Nello Mascia, Italo Celoro. Ma di tutto rispetto anche il curriculum televisivo che gli ha regalato una grandissima popolarità tra il pubblico delle fiction come Ris,Crimini,Un medico in famiglia, La squadra,Don Matteo, Il bello delle donne , La piovra e tante altre. Non poteva mancare l’ingresso nel mondo della celluloide con altrettanti grandi registi da Nanni Loy a Giuseppe Ferrara, da Antonio Capuano a Tonino Valerii,da Luciano Odorisio ad Aurelio Grimaldi.Ed ultimo il grande Woody Allen. E’ esplosa poi in questo versatile artista la passione per la scrittura. “Ci metto una decina di giorni a fare un libro, ho tutto qua in testa”, dichiara in un’intervista a “Positanonews”. Quest’ultima sua fatica letteraria è già un grande successo editoriale. Gaetano Amato imbastisce una favola gentile e la anima coi colori e i sapori della sua Napoli, una città dove tutto può accadere e il reale e il fantastico sfumano continuamente l’uno nell’altro. Per le sue strade, gli scugnizzi che giocano al pallone sognando di diventare dei novelli Ronaldo possono incontrare la Morte e la macabra vecchia può restarne giocata, una volta tanto diventando, da spietata esecutrice, vittima. La vecchietta che se ne sta seduta sull’uscio di casa col rosario in mano ed è la “zì Teresa” di tutti quelli che hanno bisogno di lei potrà parlare a tu per tu col Padreterno e farsi ascoltare nel suo pittoresco vernacolo, con la disinvolta confidenza con cui in vita apostrofava la foto del defunto marito. Gli angeli possono avere il volto di un austero farmacista che, invece delle indicazioni relative a un farmaco, distribuisce i numeri della cinquina vincente per salvare un poveretto dalla disperazione che lo spingerebbe al suicidio.
Bene e male, dolori e gioie, sogno e realtà: la povera vita di povera gente che sembra appartenere ormai a un mondo sopravvissuto solo nella memoria, ma in cui l’autore ha rappresentato l’essenza di una ideale napoletanità forse ormai estinta o forse solo vagheggiata dai suoi nostalgici cantori. Tuttavia la prosa nitida e accurata di Amato, anche là dove indulge al gergo dialettale, è aliena da sbavature sentimentali di maniera. L’autore ci conduce per mano in un suo luogo e in un suo tempo metastorici con il garbo sereno di una guida che non pretende di indagare verità occulte, ma vuole farci compagnia per i vicoli della sua Napoli, immaginaria e pure così autentica quale metafora di un modo di essere al mondo che forse abbiamo dimenticato, ma che è bello ritrovare per un attimo nella fantasia di uno scrittore.
L’altro ospite d’eccezione è Lino Patruno, che presenterà il suo “Fuoco del Sud. La ribollente galassia dei Movimenti meridionali(Rubbettino, 2011)
C’è un “Fuoco del Sud” che arde sotterraneo e che potrebbe irrompere proprio mentre si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia. Un “fuoco” tanto sofferto quanto ignorato. Si alimenta di centinaia di movimenti, associazioni, comitati, gruppi, intellettuali che un secolo e mezzo dopo chiedono ancora rispetto per il sacrificio imposto al Sud nella nascita della nazione, che si battono per liberare il Sud dalla sudditanza subta sull’altare del patriottismo e della retorica. Sono i “nuovi briganti” della comunicazione e dell’indignazione di cui il Sud ha bisogno. E che grazie anche alle moderne armi di Internet raccolgono e diffondono sia un ritrovato orgoglio meridionale, sia la rabbia per la storia taciuta dalle reticenze degli archivi e dalle ipocrisie delle accademie. Con la denuncia delle clamorose responsabilità dei governi nel disegno preordinato, sistematico e cinico di un Sud da mantenere arretrato. Il libro è un viaggio giornalistico pieno di sorprese in questo “Fuoco del Sud” che annuncia una insurrezione non soltanto delle coscienze. Un racconto ribollente tra una serie di “non vero”, tutte le stazioni della “Via Crucis” del Sud e finalmente risposte alla domanda: che fare?Il “Fuoco del Sud” è l’indignazione dei meridionali per una unità d’Italia fatta a loro danno: la distruzione della loro identità, della loro terra, della loro economia. Imposta col ferro e col sangue. E fatta passare dalla Storia di Stato come un effetto della loro minorità, una colpa attribuita al Sud e di cui il Sud deve avere in eterno vergogna. Il Fuoco nasce dalla conoscenza della Verità che si diffonde soprattutto grazie all’opera dei Movimenti meridionali. E si alimenta per una presa di coscienza grazie a quella Verità, cui segue l’indignazione per ciò che è avvenuto e per le Bugie che sul Sud hanno raccontato e continuano a raccontare. Si alimenta da sé, quanto più la conoscenza si diffonde.
C’è un “Fuoco del Sud” che arde sotterraneo e che potrebbe irrompere proprio mentre si celebrano ancora i 150 anni dell’Unità d’Italia. Un “fuoco” tanto sofferto quanto ignorato. Si alimenta di centinaia di movimenti, associazioni, comitati, gruppi, intellettuali che un secolo e mezzo dopo chiedono ancora rispetto per il sacrificio imposto al Sud nella nascita della nazione, che si battono per liberare il Sud dalla sudditanza subita sull’altare del patriottismo e della retorica. Sono i “nuovi briganti” della comunicazione e dell’indignazione di cui il Sud ha bisogno. E che grazie anche alle moderne armi di Internet raccolgono e diffondono sia un ritrovato orgoglio meridionale, sia la rabbia per la storia taciuta dalle reticenze degli archivi e dalle ipocrisie delle accademie. Con la denuncia delle clamorose responsabilità dei governi nel disegno preordinato, sistematico e cinico di un Sud da mantenere arretrato. Il libro è un viaggio giornalistico pieno di sorprese in questo “Fuoco del Sud” che annuncia una insurrezione non soltanto delle coscienze. Un racconto ribollente tra una serie di “non vero”, tutte le stazioni della “Via Crucis” del Sud e finalmente risposte alla domanda: che fare? C’è un “Fuoco del Sud” che arde sotterraneo e che potrebbe irrompere proprio mentre si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia. Un “fuoco” tanto sofferto quanto ignorato. Si alimenta di centinaia di movimenti, associazioni, comitati, gruppi, intellettuali che un secolo e mezzo dopo chiedono ancora rispetto per il sacrificio imposto al Sud nella nascita della nazione, che si battono per liberare il Sud dalla sudditanza subta sull’altare del patriottismo e della retorica. Sono i “nuovi briganti” della comunicazione e dell’indignazione di cui il Sud ha bisogno. E che grazie anche alle moderne armi di Internet raccolgono e diffondono sia un ritrovato orgoglio meridionale, sia la rabbia per la storia taciuta dalle reticenze degli archivi e dalle ipocrisie delle accademie. Con la denuncia delle clamorose responsabilità dei governi nel disegno preordinato, sistematico e cinico di un Sud da mantenere arretrato. Il libro è un viaggio giornalistico pieno di sorprese in questo “Fuoco del Sud” che annuncia una insurrezione non soltanto delle coscienze. Un racconto ribollente tra una serie di “non vero”, tutte le stazioni della “Via Crucis” del Sud e finalmente risposte alla domanda: che fare?
Lino Patruno,giornalista professionista dal 1973, ha lavorato a “La gazzetta del mezzogiorno” dal 1966, dove è stato direttore responsabile dal 1995 al 2008. Ricordiamo che la Gazzetta è uno dei più importanti quotidiani dell’Italia meridionale dove è maggiormente diffuso con oltre 500 mila lettori di media. Patruno ha collaborato a giornali e periodici di diffusione nazionale e partecipato a numerosi programmi televisivi. E’ stato docente di Economia e tecnica della pubblicità al corso di laurea di marketing e c comunicazione d’impresa della Facoltà di economia dell’Università di Bari e docente di scrittura giornalistica al Master di giornalismo promosso dalla stessa Università di Bari e dall’Ordine dei giornalisti della Puglia (di cui oggi è direttore).