La sera di giovedi 14 febbraio, solennità di Sant’ Antonino Abate, Patrono di Sorrento e Compatrono dell’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare, al termine dei Solenni Vespri presieduti da S.E.
Mons. Arturo Aiello, avrà luogo nella Basilica del Santo un avvenimento destinato a restare nella storia religiosa della nostra comunità: la prima esecuzione assoluta del nuovo INNO A SANT’ ANTONINO,
voluto dal Rettore Don Luigi Di Prisco e composto dal poeta Salvatore Cangiani, su musica del Maestro Don Angelo Castellano.
L’inno, che si richiama alla vita del Santo Patrono, ripercorre la storia quindici volte secolare della sua presenza tra noi attraverso i suoi strepitosi miracoli, immortalati negli affreschi della Basilica nel momento in
cui , grazie ad una magistrale opera di restauro, tuttora in corso, stanno ritrovando il loro originario splendore.
La presentazione ufficiale sarà tenuta dal teologo Don Antonio Cioffi, delegato diocesano alla Cultura e l’Arte Religiosa e ad eseguirlo saranno ben due cori, uniti insieme per l’occasione: il Coro Pueri et Juvenes Cantores della Cattedrale di Sorrento e quello, di recente formazione, della Basilica di Sant’Antonino.
Vi offriamo qui di seguito in anteprima i versi ispirati del nostro concittadino poeta Salvatore Cangiani, che subito hanno commosso quanti hanno già potuto conoscerli, e che sono certamente destinati a restare
non solo come uno dei più commoventi omaggi al nostro Santo, ma anche quale ulteriore splendido dono alla Città di Sorrento.
INNO A SANT’ANTONINO
Dall’alma dimora di Montecassino
ai lidi di Stabia discese Antonino.
Chiamato da Dio fu dall’alto rapito
col Vescovo Santo sul monte Faito.
Nell’àlgida grotta silenzio e preghiera
offerti all’Eterno dall’alba alla sera.
E ad essi si mostra l’Arcangelo arcano
sugli idoli infranti del culto pagano.
(Ritornello)
Risplendon le stelle più fulgide e chiare
e placide cantano l’onde del mare.
Ritrova ogni cuore la gioia di quell’ora
che sorgere vide più lieta l’aurora.
Per campi fioriti di zàgare e gigli
veniva Antonino incontro ai suoi figli.
Nel vago profumo portato dal vento
risuona il suo passo che giunge a Sorrento.
Degli avi accogliendo la supplica ardente
soccorso recavi ad un’umile gente.
Per noi come tenero padre e pastore
spendesti i tuoi giorni in un dono d’ amore.
Divin giardiniere, solerte artigiano,
a poveri e infermi tendesti la mano.
La tua carità fu la nostra speranza
che il pianto mutava in beata esultanza.
(Ritornello)
Fu al fiero tuo gesto che il mostro marino
ridiede alla madre l’inerme bambino.
Di nubi squarciando l’altissimo velo
l’assalto nemico fermasti dal cielo.
Sei tu che in difesa del suolo che ami
accorri e le oscure minacce allontani.
La nostra città più non teme sventura
perché ci sei tu nelle antiche sue mura.
(Ritornello)
Di Sàtana ardito l’orgoglio hai sfidato
il misero ossesso da lui hai liberato.
Ed ora lo schiaccia l’augusto tuo piede
che ha reso potente l’indomita fede.
All’òrafo insigne pagasti in contante
la statua d’argento dal dolce sembiante
di te vittorioso sui dèmoni e il male
radioso nel volto di gloria immortale.
(Ritornello)
E tu che per noi resti un faro di luce
che l’anima al porto del cielo conduce
ascolta pietoso i sospiri del cuore
accorri e conforta chi è nel dolore.
Proteggi la terra che tu hai fatto santa
e ancora il tuo nome nei secoli canta.
Risplenda su noi quel sorriso paterno
preludio che svela la gioia dell’eterno.
Salvatore Cangiani