Conservatorio S. Maria delle Grazie dal 18 agosto all’11 settembre 2013
SCREENS
Una mostra di opere, quasi tutte dell’ultima produzione di Bavenni, sarà ospitata, col patrocinio del Comune di Sorrento, negli accoglienti spazi del Chiostro del Conservatorio S. Maria delle Grazie. L’avvenimento non mancherà di suscitare la doverosa attenzione, sia per le opere, magistralmente eseguite, (ma questo è sicuramente scontato, per quanti seguono l’arte di Bavenni) che per l’allestimento della mostra, che presenta architettonicamente pannellature in cartone ondulato (materiale proveniente dalla raccolta differenziata dei comuni campani), realizzate appositamente dalla Sabox, azienda che si è specializzata nella produzione e progettazione di packaging e non solo, tanto da offrire una vasta gamma di prodotti personalizzati e di alta qualità.
Bavenni vive e lavora a Vico Equense . Dal 1958 partecipa alla vita artistica nazionale prendendo parte a numerose manifestazioni e ottenendo importanti premi. La sua opera è associata ad un certo tipo di surrealismo, “ per quel tanto che il surrealismo oggi può ancora esistere”. Così il Prof. Ferdinando Bologna indicava in un testo per una mostra di Bavenni, appunto.
Dal figurativo all’astratto passando per l’informale, il sentimento della Natura ridefinisce i confini dell’esistenza nella scomposizione dei piani figurativi:
ambienti, cose, paesaggi, situazioni oniriche, riflessi sfumati, percezioni dello spazio e intuizioni dello spirito, sono i contenuti delle opere di Bavenni.
Opere che si traducono in immagini surreali e colori esasperati. Gli elementi irrompono dagli spazi ed invadono la superficie dei piani di lettura. Il figurativo (s)confina con l’astratto e la percezione cromatica risulta volutamente alterata dalla padronanza dell’uso del mezzo digitale e delle tecniche di elaborazione informatica. Quello che affascina, ma non dovrebbe sorprendere visto la genialità di questo artista è il sapersi reinventare con l’odierna arte digitale.
Non è puro meccanicismo, però, ma un modo di piegare le possibilità offerte dalla tecnologia a quanto Bavenni vuole esprimere in modo compiuto.
Colori irruenti e forti, linee che prendono vita una dopo l’altra, stemperano la loro intensità fino a diventare freddi, distaccati quasi fino ad appartenere ad un’altra realtà che a noi osservatori non è concesso di capire. È proprio questo il messaggio dell’artista: possiamo solo lontanamente capire e guardare la bellezza dei colori che noi non possiamo possedere ma solo osservare. Bavenni imita con l’acrilico segni e campiture digitali, in modo da far sembrare il colore come un insieme di pixel o di segmenti vettoriali. Con questo stile anche il colore più caldo, un rosso incandescente che utilizza in molte delle sue opere, prende un’apparenza distaccata, quasi cinematografica, uno scenario irreale che possiamo solo guardare e contemplare.